Foto dello scrittore Jacopo Lavezzoli

La Genia d’Oro, intervista a Jacopo Lavezzoli: l’autore fonde Lovecraft con la neuroscienza

Per Il Marforio.it, quest’oggi intervistiamo lo scrittore Jacopo Lavezzoli: con lui parliamo della sua trilogia di narrativa “La Genia d’Oro”

Copertina del libro "L'Antico Mortale"
Il terzo libro che compone la trilogia de “La Genia d’Oro” – ilmarforio.it

In esclusiva per Il Marforio.it, oggi abbiamo il piacere d’intervistare l’autore de “La Genia d’oro”, lo scrittore Jacopo Lavezzoli. Con lui parleremo nei particolari più intimi della sua trilogia editoriale, in una narrazione che ci porta a fare un viaggio tra diversi generi letterari che tendono a intrecciarsi lungo la stessa storia. Ecco allora come, nell’arco di tre libri, psicologia, thriller, horror e società segrete tendono a raccontare una storia unica e avvincente.

Lo scrittore Jacopo Lavezzoli ci parla de “La Genia d’Oro”

Oggi per Il Marforio.it, abbiamo il piacere d’intervistare in esclusiva lo scrittore Jacopo Lavezzoli. Parliamo della tua trilogia “La Genia d’Oro”, in un racconto molto forte e avvincente che miscela un viaggio tra modernità e credenze,in uno sfondo da narrazione horror. Com’è nata l’idea di scrivere quest’opera e come si è evoluta la sua scrittura nel corso del lavoro?

La ringrazio. L’idea mi è venuta mentre ascoltavo gli audiolibri di H.P. Lovecraft, in molte sue opere la storia veniva narrata attraverso l’esperienza di un personaggio che aveva trovato o ereditato vecchi scritti o diari. Mentre ascoltavo la storia, mi infastidiva la presenza di un filtro tra me e il diario vero e proprio. Avrei voluto attingere direttamente alla fonte.

Quindi, presi un diario rilegato in pelle, con fogli spessi e ruvidi e mi calai nella parte di Edgar Stone. Per il compito ho scelto di non allontanarmi troppo da ciò che conosco, come il personaggio, anche io sono uno psicologo e ho anche una laurea in legge. Giorno per giorno, ho immaginato e scritto il diario a mano, inserendo annotazioni, mappe e un codice nascosto nel testo.

L’idea era di farne un dono per un amico, ma, dopo averlo riletto insieme, ci siamo resi conto che era materiale per una pubblicazione. Ho trascritto tutto sul computer, cercando di salvare lo stile originale inserendo mappe e disegni, Intanto la mia mente ha cominciato a viaggiare oltre quella prima trama, sviluppando l’intreccio di misteri che sarebbe diventato la trilogia “La Genia d’Oro”. In tutto, ci sono voluti un paio d’anni per scrivere i tre libri e rieditarli nella seconda versione attualmente in commercio. È stato un lavoro intenso e gratificante.

I primi due volumi della trilogia, ovvero “Il diario segreto di Edgar Stone” e “Cercando Amy”, sono due narrazioni molto diverse anche se facenti riferimento alla stessa trama. Cosa l’ha spinta a utilizzare due stili molto diversi per la stesura delle due storie? Quali studi l’hanno aiutata nel compimento delle due opere editoriali?

La principale differenza tra i primi due volumi è il soggetto narrante. Entrambi sono diari, ma il personaggio che narra le proprie avventure è molto diverso: Edgar Stone è un professore di psicologia alla soglia dell’anzianità, un uomo di scienza, razionale, scettico, ateo e pragmatico; manca di empatia e vede il mondo attraverso occhi clinici. Javier Ruiz, invece, è un giovane immigrato messicano, con tutta la vita davanti, è emotivo, passionale, impetuoso, cristiano e aperto al mondo; è spinto dall’amore per Amy, la sua ragazza scomparsa, e la fame di avventura.

Inizialmente il cambio di punto di vista fu un fallimento, la prima edizione di “Cercando Amy” venne criticata dai lettori, tanto che mi spinsero a riprendere in mano l’opera e a riscriverla. La seconda edizione è lunga quasi il doppio della precedente, i personaggi sono stati approfonditi e l’arco di trasformazione di Javier ha trovato il giusto spazio narrativo; inoltre, il finale è stato ampliato, rendendo il libro molto più apprezzabile, come mi è stato poi confermato dai lettori. Entrambi i narratori parlano dello stesso tema, mostrando le due alternative fondamentali della maggior parte delle storie, ovvero: cambiare per trionfare, oppure, arroccarsi e fallire.

Per quanto riguarda gli studi richiesti per la stesura dei libri: come anticipato, le mie lauree hanno fornito una buona base su cui edificare il personaggio di Edgar Stone e tutti gli intrecci scientifici. Ma, se parliamo dell’intera trilogia, sono stati necessari molti approfondimenti e ricerche in ambito storico, politico, geografico, militare e tecnologico. E, ovviamente, anche il mio personale bagaglio di esperienze personali: nel corso della vita ho visitato diversi paesi, America, Cina, Canada e ho vissuto immerso in culture molto diverse dalla mia per mesi, cercando di assimilare il punto di vista dei locali.

Nel complesso, “La Genia d’Oro” presenta un mondo alternativo di fantasia basato su solide ipotesi scientifiche, psicologiche, sociologiche, storiche e antropologiche. I molti riferimenti a fatti e persone reali, presenti nel terzo libro, sono il risultato di un lavoro di indagine e creatività messe al servizio della narrativa, per ottenere un piacevole intrattenimento che apra una finestra su un mondo ipotetico.

I personaggi e gli stili legati alla trilogia

“L’Antico Mortale” ha avuto il compito di chiudere la narrazione che ruota intorno a “La Genia d’Oro”, andando anche ad approfondire contesti che venivano ripresi nelle precedenti due storie. In questo senso, com’è stato costruito il personaggio di Ephraim Levin, che ha un ruolo chiave in quest’ultimo capitolo della trilogia?

A partire dalle condizioni in cui vivevano le piccole comunità di ebrei a Varsavia, nel 1700, tutta la vita di Ephraim Levin ha richiesto un profondo studio della storia, in particolare, dei traguardi scientifici ottenuti in Europa dal 1800 ai giorni d’oggi. Ephraim si muove all’interno delle società segrete e incontra personaggi reali che hanno cambiato il mondo. Per consolidare il realismo della narrazione ho creato una società segreta inesistente ponendola sulle orme di una realmente esistita: Giovanni Battista Della Porta è realmente esistito, a Napoli,nella seconda metà del XVI secolo, ha fondato l’Academia secretorum naturae, che è stata in seguito chiusa dalla chiesa cattolica. L’ipotesi che, nel resto dell’Europa, altri studiosi abbiano deciso di trarre ispirazione dalle sue gesta, creando circoli privati dove discutere delle loro ricerche al sicuro dalla censura della chiesa, è più che plausibile. Inoltre, le gesta della società segreta della Porta si intrecciano con eventi reali a cui hanno partecipato la Massoneria e la Thule.

Nel corso dei miei studi, mi sono stupito spesso di come la realtà si presti a diverse interpretazioni che possono generare speculazioni apparentemente logiche. Nel “L’Antico Mortale” la fantasia e la realtà si tengono per mano, lavorando insieme per creare una trama fitta di eventi e personaggi in cui il confine tra finzione e realtà è piacevolmente labile.

Parlando della trilogia nella sua completezza, lei nella sua narrazione viaggia tra diverse dimensioni come l’introspezione psicologica, un occhio alla neuroscienza, la fantascienza, i contesti del thriller e l’horror. È stato complesso far conciliare questi elementi, spesso così diversi, in uno stesso arco narrativo?

No, non è stato complesso o difficile, tutt’altro. La combinazione di diversi generi narrativi, unita alla molteplicità di nozioni scientifiche e punti di vista è stata estremamente naturale. Purtroppo, però, devo ammettere che questo ha rappresentato un ostacolo in fase di marketing e vendita della trilogia. Contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, offrire spunti e riflessioni che si rivolgano a un pubblico vasto e variegato non è un pregio, bensì un difetto. “La Genia d’Oro” è una trilogia che abbraccia molti generi e cambia stile narrativo nel corso dei libri. Questo rende molto difficile individuare il giusto target a cui rivolgersi.

Quest’esperienza editoriale mi ha insegnato molto e nel prossimo lavoro a cui mi sto dedicando ho intenzione di focalizzare lo stile e la narrazione su un genere più specifico. “La Genia d’Oro” è un’ottima trilogia, i temi trattati sono profondi e ben sviluppati, la narrazione è fluida e lo stile è dinamico, volto all’azione e al dialogo, secondo il comandamento: “mostrare, non raccontare”. I feedback dei lettori mi hanno riportato un buon livello di apprezzamento e soddisfazione, quindi non voglio certo denigrare il mio lavoro, ma la molteplicità di generi e temi può rivelarsi un bene quanto un male.

Le considerazioni dell’autore

Alla fine dell’“Antico Mortale”, lascia al lettore una libera interpretazione sulla conclusione della storia. Visto ciò, cosa spera possa trasmettere questa trilogia ai propri lettori?

La trilogia affronta diversi temi interconnessi tra loro: la battaglia tra la saggezza del passato e le potenzialità del progresso; l’importanza di prestare attenzione al viaggio più che alla destinazione; il valore della ricerca introspettiva e la conseguente capacità di accettarsi e adattarsi al contesto. Ognuno di questi temi viene affrontato attraverso l’arco narrativo dei personaggi principali, sfociando nel finale di cui mi sta chiedo. La battaglia tra il Padre, un essere immortale, e l’Antico Mortale, un uomo che invecchia molto lentamente, si presenta come un conflitto tra antichità e modernità, tra bene e male, ma in ultima istanza il messaggio che voglio lasciare ai lettori è che per generare un sistema sociale efficiente non è possibile riparare o aggiustare ciò che abbiamo, ma è necessario ripartire da qualcosa di nuovo.

Ho voluto considerare l’eterno conflitto degli opposti come un moto perpetuo, ispirandomi alla visione taoista, e ho cercato di spezzare questo eterno ciclo introducendo una variabile fuori dallo schema. Se la stupidità è fare e rifare la stessa cosa, aspettandosi un esito diverso, (come disse Einstein) allora l’unico modo per spezzare il ciclo è fare qualcosa di diverso… e cosa può essere diverso dalla realtà? Ecco il finale aperto e stravolgente di cui mi sta chiedendo.

Dopo la trilogia de “La Genia d’Oro”, sta valutando di scrivere nuove storie all’interno di quest’universo o per i lavori futuri vuole sperimentare nuovi contesti e tematiche?

La mia tabella di marcia è proiettata al futuro, ho già diversi progetti in cantiere e al momento ho da poco finito la prima stesura del mio prossimo romanzo. Si tratterà di un romanzo di fantascienza che non so ancora se si svilupperà in due o tre libri. Sono lieto di raccontarle brevemente qualcosa su “Le Catene dello Spazio” ambientato nel 2500 (il titolo è provvisorio).

In questo romanzo di fantascienza si intrecciano tre trame principali:

  • Silas Ryu, il leader di un gruppo di ribelli marziani, progetta di colpire una delle società interplanetarie più potente e corrotta, per mostrare al popolo la verità che sta dietro alla colonizzazione di Marte. Inoltre, cerca di ottenere vendetta per ciò che gli è stato fatto: sottoposto a un trattamento sanitario obbligatorio, gli sono stati somministrati psicofarmaci per disturbi che non aveva, causandogli danni permanenti, con conseguenti allucinazioni e paranoie.
  • Matilda Reed, la presidentessa della Matt-poli, sta per realizzare il suo sogno di potere: dopo anni di duro lavoro, legale e non, ha finalmente l’opportunità di impadronirsi di ciò che le occorre per diventare la persona più potente del sistema solare. Ma, senza la guida della madre, Matilda fatica a gestire l’enorme carico di stress e si imbatte in una serie di ostacoli imprevisti.
  • Su Edelgord, un pianeta alieno, vive una razza evoluta e senziente, con una società paradossale fondata sulla codipendenza. Gli edeli hanno quattro sessi: femmine, maschi bianchi, maschi rossi e neutri. La società è matriarcale e le famiglie hanno forma triangolare, inquanto per procreare è necessaria l’unione di una femmina, un bianco e un rosso.

I neutri sono rarissimi, ognuno possiede una particolare maestria innata che lo rende un genio innovatore. Xellar, un neutro con la maestria per la fisica e l’ingegneria aerospaziale, viene convocato per partecipare a un consiglio con il compito di salvare il pianeta da una glaciazione imminente. Edelgord è sull’orlo della catastrofe per aver sfruttato eccessivamente le energie rinnovabili, (luce solare, energia eolica, moto ondoso, geotermica…) innescando un progressivo abbassamento delle temperature, che ora ha raggiunto il punto di non ritorno.

Attraverso le avventure di questi tre personaggi, Le Catene dello Spazio mostra le criticità della società moderna, lo sviluppo ipotetico che rischiamo di dover affrontare e il grande inganno delle meccaniche economiche. Attraverso paradossi e metafore, vengono prese in considerazione le lacune della struttura sociale contemporanea e vengono proposti spunti di riflessione socio-filosofica che aprono la strada al miglioramento.

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