Irregolarità e ritardi minano la commessa. Dov’era Zingaretti? Serve una soluzione urgente per salvare le ferrovie in coma irreversibile
Si fanno sentire gli strascichi dell’articolo pubblicato sul quotidiano La Verità, in cui François De Tonquèdec e Paolo Gianlorenzo ricostruiscono e rendono noti gli sviluppi della vicenda, ora dai contorni giudiziari, relativa alla fornitura dei nuovi treni destinati alle ferrovie “ex concesse” MetroMare e Roma-Viterbo. Un’operazione avviata nel 2018, dall’ex governatore del Lazio Nicola Zingaretti, ancora oggi appesa a un filo, nonostante gli anticipi versati dalla Regione – 56 milioni di euro – poiché nessun convoglio è mai stato consegnato, con buona pace dei pendolari.
Ma c’è dell’altro. Secondo quanto riportato, oltre alle inadempienze contrattuali, derivate dalla mancata consegna dei treni, gli uffici regionali avrebbero riscontrato irregolarità nelle fideiussioni presentate da Titagarh Firema SpA. Fatto che ha spinto il Presidente Francesco Rocca a diffidare la società, prospettando la risoluzione del contratto, e a consegnare la documentazione alla Procura di Roma per far chiarezza. Andiamo per gradi.
L’accordo in pillole siglato da Nicola Zingaretti
È il 19 febbraio 2018 quando Zingaretti, l’allora Presidente della Regione, annuncia il rinnovo del parco rotabile delle ex concesse, già in forte sofferenza. Si trattava di un bando da 314 milioni di euro, con un primo finanziamento di 100 milioni. Quasi quattro anni dopo Zingaretti conferma l’impegno iniziale e il 22 gennaio 2022 sigla un accordo quadro da 282 milioni di euro con Titagarh Firema SpA di Caserta, azienda nata nel 2015 sulle ceneri della Firema Trasporti. L’accordo riguarda la fornitura di 38 treni (20 per la linea Roma-Lido e 18 per la Roma-Viterbo) e la loro manutenzione per un periodo di dieci anni. All’atto della firma, viene sottoscritto il contratto applicativo per i primi 11 treni. I termini di consegna prevedevano l’arrivo dei primi due convogli entro 630 giorni dalla firma, quindi entro la fine del 2023. Successivamente, altri due treni, uno per ciascuna linea, dovevano essere consegnati entro 90 giorni dai primi. Gli altri convogli avrebbero dovuto essere forniti a scaglioni, con intervalli di 40 giorni tra una consegna e l’altra. In base a questi calcoli, la fornitura degli 11 convogli sarebbe dovuta concludersi entro il 20 giugno scorso.
La Regione anticipa 56 milioni
L’importo del contratto applicativo per i primi 11 treni è di 79,1 milioni di euro per i quali la Regione Lazio ha versato una caparra di 19,5 milioni. Per il secondo contratto, firmato il 28 marzo 2022, a fronte di corrispettivo complessivo pari a 156,9 milioni, gli uffici della Regione hanno sborsato un anticipo di 37,6 milioni. Per un totale di 56,5 milioni.
Verifiche ed esposto
La ricostruzione de La Verità si basa sull’esposto di 13 pagine, sottoscritto da Fabrizio Mazzenga, Responsabile della Direzione Trasporti, Mobilità, Tutela del Territorio, Demanio e Patrimonio della Regione Lazio — subentrato a Carlo Cecconi, trasferito in ASTRAL SPA — e da Giuseppe Ferraro, Direttore Generale di COTRAL SPA e Responsabile Unico del Procedimento (RUP) della gara, e redatto in seguito alle verifiche effettuate a settembre. Le conclusioni di Mazzenga e Ferraro, riportate dal giornale, sono chiare: «Il complesso delle verifiche svolte ha quindi evidenziato che le garanzie finanziarie prodotte dal fornitore in esecuzione degli obblighi contrattuali assunti non soddisfano i requisiti previsti dalle disposizioni di cui al Codice dei contratti pubblici ed alla normativa di settore applicabile».
L’infuocata riunione del 14 ottobre
L’articolo riporta inoltre i dettagli della riunione, infuocata, del 14 ottobre, durante la quale la Regione ha comunicato a Titagarh Firema gli esiti delle verifiche, includendo stralci del verbale dell’incontro. Si apprende che Marco Cafiero, Direttore Generale della società, ha ribadito «la ferma convinzione di riuscire a consegnare il primo treno entro il mese di febbraio 2025, poiché le attività produttive, una volta completato l’approvvigionamento dei materiali, risultano di più semplice esecuzione». E che «tutti gli aspetti tecnici che a suo avviso, unitamente alla risoluzione di problematiche insorgenti nel corso della produzione, rendono verosimile il rispetto degli obiettivi della commessa». Il giorno dopo la Regione Lazio ha diffidato la società a provvedere «entro e non oltre 15 giorni dalla notifica» del documento «alla ricostituzione delle suddette garanzie finanziarie nel rispetto delle disposizioni di cui al Codice dei contratti pubblici ed in ossequio alle condizioni stabilite dagli accordi sottoscritti tra le parti […] al fine di assicurare l’adempimento delle obbligazioni dedotte nei contratti medesimi e mediante il ricorso a primarie imprese bancarie o assicurative che rispondano ai requisiti di solvibilità previsti dalle leggi che ne disciplinano le rispettive attività, oppure dagli intermediari finanziari iscritti nell’albo» La missiva si conclude «con l’avvertimento che, in difetto, si procederà alla risoluzione dei rapporti contrattuali […] alle conseguenti azioni nelle sedi competenti a tutela del committente». Come detto, il 4 novembre i due dirigenti hanno passato la palla alla Procura della Repubblica.
L’anno zero dei nuovi treni voluti da Zingaretti
Fin qui la cronaca, dettagliata e sconvolgente, di una vicenda che sfiora l’incredibile. È più che legittimo, anzi un obbligo morale, chiedere all’ex governatore Nicola Zingaretti, oggi figura di primo piano nel PD, se e come abbia esercitato la forma di controllo su una procedura tanto delicata e cruciale. E dove erano gli organi regionali preposti alla vigilanza? Possibile che, dopo la firma dell’accordo e dei vari contratti, nessuno si sia preoccupato di verificare la regolarità e l’andamento di un progetto di tale rilevanza? La sua inerzia, e quella sua Amministrazione, appare oggi come una grave negligenza, una responsabilità politica che non può essere ignorata.
Ma al di là di queste considerazione e delle mancanze evidenziate da La Verità, appare urgente agire per trovare una soluzione che, da un lato, consenta alla Regione di tutelare i propri interessi e difendersi da ulteriori complicazioni, e dall’altro permetta a Firema di proseguire con l’operazione. Questo progetto non rappresenta solo un’opportunità, ma una vera e propria necessità per il rilancio della mobilità e dei trasporti nel Lazio. Il tempo trascorso e le condizioni disastrose delle “ex concesse” richiedono interventi rapidi e decisi.
Nei mesi scorsi, abbiamo avuto un contatto diretto con Firema, che ci ha mostrato i rendering e la documentazione fotografica dell’avanzamento della produzione dei treni. Nonostante le difficoltà, è chiaro che i lavori stanno procedendo. Tuttavia, la Società dovrà essere pronta a chiarire in modo dettagliato la propria posizione e a rispondere alle incertezze che gravano sulla vicenda. La sua disponibilità a collaborare concretamente è fondamentale per evitare il blocco definitivo della fornitura, un esito che speriamo non si verifichi mai.