Non si fermano i roghi tossici all’interno dei campi nomadi del quartiere Magliana, nell’XI Municipio di Roma: i residenti sono esasperati
Nell’XI Municipio di Roma Capitale, c’è profonda rassegnazione nei residenti. Un sentimento ben visibile sul volto dei cittadini della Magliana, ormai in balia di quei roghi tossici che si sviluppano all’interno dei campi nomadi presenti nella zona. Una condizione che gli sta facendo respirare veleno ogni sera, coi rom che alimenterebbero i fuochi per bruciare rifiuti in maniera illegale o ricavare metalli da guaine e prodotti con rivestimento plastico.
Le baraccopoli avvelenano Roma: continuano i roghi alla Magliana
Se la vicenda dura da diversi anni, per le istituzioni del Comune capitolino questo problema non vede soluzioni imminenti. Tra i punti più sensibili alla problematica c’è via Asciano, con le tendopoli che sono sorte a pochi passi dal passaggio del fiume Tevere e nascoste tra i canneti o l’erba incolta. Baracche visibili facilmente a occhio nudo, dove i nomadi sopravvivrebbero con il trattamento illegale di rifiuti o il ricavo di metalli da oggetti abbandonati o lampioni dell’illuminazione pubblica.
I roghi tossici nel quadrante dell’XI Municipio
Le baraccopoli di Magliana, nuovamente, sono state segnalate dal consigliere di Fratelli d’Italia in XI Municipio Marco Palma. Come evidenzia l’eletto, oggi le tendopoli si estendono ai lati del Tevere e soprattutto occupano l’area che sorge sotto il Ponte della Magliana. Chi abita le tendopoli, ogni notte accenderebbe dei fuochi all’interno del campo nomadi, con la scusa di bruciare i rifiuti delle discariche abusive interne o portare avanti la ricerca dell’oro rosso.
Il business dei nomadi attorno al ricavo di rame a Roma
L’oro rosso, meglio conosciuto anche come il rame, è facilissimo da trovare in giro per Roma. Da tempo immemore, anche nell’XI Municipio, i nomadi ricaverebbero il metallo compiendo dei furti ai danni di strutture installate in giro per la Città Eterna: in questo caso parliamo di lampioni dell’illuminazione pubblica, fili elettrici che passano vicino alle palazzine o sotto l’asfalto, cantieri per la manutenzione stradale o addirittura binari legati alla rete ferroviaria. Sottrazioni che, attualmente, avvengono quasi con una cadenza quotidiana nel territorio capitolino.
Campi nomadi immersi nel totale abusivismo
Non solo rifiuti dati alle fiamme all’interno dei campi nomadi nel quadrante della Magliana, ma anche allacci abusivi che vengono palesemente individuati dalla cittadinanza e dove le istituzioni di governo in città non fanno nulla per farli cessare. Nel campo che sorge lungo via Asciano, i rom si sono attaccati abusivamente all’energia elettrica attraverso un’immensa prolunga: accessorio che, col proprio filo, viene attaccato sopra il Ponte della Magliana e attraversa una parte del passaggio pedonale (come se fosse tutto normale).
Le speranze dei cittadini vacillano davanti alla comparsa di gravi malattie
Nella zona della Magliana, si può essere ottimisti verso un futuro senza campi nomadi e lontano dai roghi tossici? Per come vediamo oggi la situazione, sembrerebbe proprio di no. Da dieci mesi il fenomeno sarebbe addirittura peggiorato, coi fumi provenienti dalle tendopoli che hanno aumentato la propria presenza sul territorio. I rom, infatti, brucerebbero all’interno dei campi materiali ogni sera, col fumo tossico che senza particolari problemi raggiungerebbe quadranti limitrofi come la Portuense, l’Eur, la zona di viale Guglielmo Marconi, San Paolo e la Montagnola.
Proprio l’inalazione di questi fumi, che rendono irrespirabile l’aria dal tardo pomeriggio e per tutta la notte, stanno continuando a favorire la comparsa di gravi patologie cliniche nei cittadini che vivono i quadranti cittadini tra XI, XII, VIII e IX Municipio. Se proseguono le indagini scientifiche per collegare il rapporto tra malattie nei residenti e roghi tossici, più cittadini stanno combattendo con gravissime patologie oncologiche, problemi polmonari o cardiocircolatori. Una situazione che, nel concreto, non si limita più a casa sporadici, ma a duplici casi dove il Comune di Roma dovrebbe prestare maggiore attenzione.