Roma – Massimo D’Alema pronto a rientrare nel Partito Democratico. Sono le dichiarazioni shock dell’ex Premier italiano, deciso a ritornare in quel partito che lo ha visto come uno dei 45 padri fondatori nel 2007.
C’è proprio da dirlo: certi amori fanno dei giri immensi, ma poi alla fine ritornano sempre. Non sappiamo se nel caso di Baffetto si tratti di amore verso i democratici, ma sicuro oggi ci sono forti interessi che lo spingono verso al rientro nelle fila dei democratici.
Dopotutto, l’ex Ministro degli Esteri è stato molto chiaro sulle motivazioni legate a un suo ritorno al Nazareno. Durante una diretta Zoom per un brindisi di Capodanno coi compagni di Articolo Uno, si è pronunciato: “La principale ragione per andarcene era una malattia terribile che è guarita da sola, ma che c’era: il renzismo. Un ritorno, sarebbe il modo migliore per arrivare ad una ricomposizione che appare necessaria nel fronte dei progressisti”.
In un eventuale passaggio di ritorno, D’Alema si porterebbe appresso volti come l’attuale ministro Roberto Speranza e l’ex segretario dei democratici Pier Luigi Bersani. Una squadra già molto influente all’interno del governo Draghi (come dimostra il ministero alla Sanità), arrivata lì nonostante il progetto politico di Articolo Uno non sia mai realmente decollato.
Nonostante la sua fuoriuscita dal Partito Democratico nel 2017, l’ex Premier ha sempre potuto gestire delle proprie pedine nei “Palazzi del Potere italiani” nonostante un suo apparente letargo politico, successivo alla sua sconfitta elettorale del 4 marzo 2018 per il Senato della Repubblica nel collegio maggioritario di Nardò. Da quel momento molti silenzi, poche dichiarazioni stampa e parole sempre pesate in quelle rare dichiarazioni pubbliche o interviste.
Dopotutto, D’Alema ha gestito – e sta gestendo – in prima persona la pandemia da Covid-19: in primis attraverso il ministro Roberto Speranza, poi avendo creato ponti politici con Giuseppe Conte e Domenico Arcuri all’interno dell’ex Governo. Praticamente una catena perfetta, per tenere il comando nel potere italiano.
Che sia per la Presidenza della Repubblica o altre cariche elettive, sappiamo bene che il Partito Democratico riprenderà Baffetto. Lui che rappresenta il volto del sistema e, allo stesso tempo, quell’eredità comunista all’interno dei democratici. Insomma, non saranno le dichiarazioni di Enrico Letta o qualche dirigente piddino a tenerlo fuori dal partito.
Anzi, da buon politico, dietro il suo discorso di Capodanno c’è una fine logica strategica. D’Alema pesa le parole nel suo discorso di rinnamoramento verso i democratici, cercando quei giusti contenuti per riaccendere la polemica con alcuni dirigenti Dem e non far passare inosservato un suo presunto riavvicinamento alla casa politica.
Insomma, di prepotenza si rilancia nella mischia della politica istituzionale italiana.
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