Recensione del film Blue Lock The Movie: andiamo a scoprire la storia calcistica giapponese attorno ai personaggi di Nagi Seishiro e il rampollo Mikage Reo
Diventato in patria molto celebre come fumetto, Blue Lock The Movie è la trasposizione della storia all’interno delle sale cinematografiche. Se nel manga il protagonista dell’avventura è Yoichi Isagi, ora la narrazione cinematografica si dedica a raccontare un’altra parte di questo universo narrativo: la storia di amicizia tra Nagi Seishiro e il rampollo Mikage Reo. Due giovani molto diversi tra loro, ma che nei piedi hanno un talento calcistico fuori dal comune.
L’ossessione calcistica del Giappone in Blue Lock The Movie
Nagi Seishiro è il classico ragazzo “scansafatiche”, incapace di dedicarsi a sport o tessere rapporti sociali per giocare a una sua grande passione: i videogiochi sullo smartphone. Conosce Mikage Reo casualmente per le scale di scuola, quando il ricco ragazzo dai capelli viola lo urta per le scale e gli fa volare giù il cellulare: il giovane azzarderà uno stop mozzafiato con il piede per prendere il telefono, facendo vedere al giovane rampollo come sia un talento inespresso nel pallone.
Dopo una corte spregiudicata, Reo convince Seishiro a entrare nella sua squadra di calcio e ambire a entrare nella Nazionale giapponese un giorno. Dopo dei sorprendenti risultati nelle partite collegiali, i due ragazzi vengono scelti per il progetto Blue Lock. Un’accademy calcistica estrema, dopo il talento grezzo di trecento giovani promesse calcistiche giapponesi viene riunito nel progetto del dottor Jinpachi Ego: da qui uscirà l’attaccante che sarà titolare con la Nazionale giapponese nei prossimi Campionato del Mondo e permetterà al Giappone di sollevare la Coppa più importante del mondo calcistico.
L’attaccante prodigio si crea in laboratorio
Un laboratorio per creare il centravanti perfetto e soprattutto risvegliare l’ego dei singoli giocatori, ovvero la dote che può permettere al Giappone di sollevare la Coppa del Mondo. L’ossessione di Kyaputen Tsubasa (Holly & Benji) si ripete a distanza di 31 anni, anche se all’interno di una narrazione dai risvolti più fantascientifici. Rimane però la psicologia dei personaggi, oltre alla presenza dei tiri in porta fuori da ogni legge fisica di questo mondo.
Ne nasce una narrazione a tratti scontata, ma soprattutto con la sensazione di aver già visto simili situazioni nei primi Anni Novanta su Italia Uno. Seppur scorrevole la narrazione per 2/3 del film, l’ultima parte tende ad accelerare eccessivamente i tempi del racconto e omettere importanti parti della storia. Della serie: forse capirà chi ha letto il manga in giapponese o l’ha seguito su Panini Comics. Ecco perché, in un prodotto già poco entusiasmante, ci ritroviamo anche un capitolo frettoloso di chiudersi e incapace di raccontare integralmente le ragioni del finale.
Voto: ⭐ su 5