Un quartier generale delle borseggiatrici sulla linea della Metro B di Roma: alla scoperta della stazione Cavour, dove le ladruncole pianificano i loro furti
Continuiamo a parlare delle borseggiatrici sulla Metro B di Roma, in un fenomeno dove lo Stato sembra non voler mettere mano. Anche se ogni giorno assistiamo a centinaia di furti ai danni di turisti o pendolari impegnati a recarsi al lavoro, le ragazze – principalmente di etnia nomade – operano incontrastate sulle linee metropolitane capitoline. Tutto ciò partendo dal Centro Storico, con la stazione di Cavour diventata ormai da oltre un decennio il loro quartier generale dove riunirsi e soprattutto preparare i colpi in giro per la Città Eterna.
La stazione di Roma sulla Metro B trasformata nel quartiere generale delle borseggiatrici
Oltre alla stazione Termini, le borseggiatrici utilizzano un altro posto dove organizzare ogni giorno centinaia di scippi. Si tratta della fermata di via Cavour, che per la mancanza di sorveglianza facilita le “riunioni operative” delle nomadi e soprattutto permette di organizzare in facilità i gruppi di ladruncole da mandare sui mezzi pubblici capitolini in cerca di portafogli, carte di credito, cellulari e oggetti preziosi.
Il quartier generale delle borseggiatrici
Cavour, nella testa delle ladruncole, è una base strategia. Poco distante dalla stazione Termini, permette alle lestofanti di compiere furti anche nel cuore del Centro Storico: vittime che possono trovare lungo la vicina via dei Fori Imperiali (a pochi passi dal Colosseo), via Nazionale, via del Corso o entrando all’interno degli autobus che attraversano la zona. Un folto gruppo, poi, si è specializzato nei furti all’interno dei negozi che affacciano su via Cavour o nelle vie interne al Rione Monti.
Le ragazze s’incontrano principalmente sulla banchina in direzione della Laurentina, in un’area dove storicamente nessuno le ha mai arginate. Come segnala la signora Elena, sono loro le vere padrone della stazione ferroviaria: tutti i giorni si compattano sui sedili della stazione del treno. Si tratta di un gruppo con almeno 19 ragazze rom di tutte le età, che si coordinano per i colpi e addirittura apprendono le tecniche di scippo dalle ladruncole più anziane del gruppo. Un fiume d’illegalità a cielo aperto, conosciuto da tutti e dove nessuno, per qualche motivo, sembra voler mettere la parola “fine”.
Un problema storico della Metro B mai risolto
Eppure, almeno nella stazione di Cavour, le borseggiatrici non arrivano da ieri. I loro primi avvistamenti cominciano a palesarsi dal 2012, con gruppi di 5/6 ragazze che aspettavano i treni per infilarsi all’interno e provare a derubare qualche vittima. All’attività nei mezzi, però, non disdegnavano anche altre tipologie di reato. Coscienti della banchina sguarnita, accerchiavano pendolari da soli nella stazione vuota per mettere le mani in tasca alle vittime o strappare con la forza il cellulare dalle mani. Altre vittime venivano bloccate ai tornelli in contesti dove la fermata era temporaneamente deserta, creando di fatto una trappola dove le vittime difficilmente potevano scappare senza perdere soldi od oggetti personali.
Un problema anche fuori dalle stazioni della Metro B
I colpi delle borseggiatrici, però, non si fermavano alla linea ferroviaria. In più occasioni le ragazze venivano viste in azione anche lungo i negozi di via Cavour, dove abitualmente organizzavano raid contro i piccoli esercenti presenti sulla strada. Se non potevano portare via i soldi in cassa, si accontentavano di sottrarre con la forza ombrelli, peluche, vestiti o prodotti alimentari in busta e in scatola: materiali che, una volta rubati, venivano rivenduti nel giro di qualche ora presso i “mercatini delle pulci” nel quadrante dell’Ostiense e del Tuscolano.
Una situazione che, ancora oggi, mette in croce numerosi esercenti tra il quadrante del Rione Monti e la zona dell’Esquilino. Qualche gestore di attività commerciale, pur denunciando i raid subiti dalle nomadi, non ha mai visto in tanti anni degli interventi risolutivi da parte dello Stato e il Comune di Roma. A proprie spese, per tutelarsi, ha dovuto assumere una persona col compito di monitorare la merce esposta e soprattutto allontanare del borseggiatrici in caso di loro avvicinamento al negozio. Una corsa alla sopravvivenza per poter lavorare, con tanti esercenti che hanno deciso di chiudere l’attività anche per questo contesto e il mancato ascolto delle istituzioni alle loro segnalazioni.