Un ragazzo disabile di Ostia vittima dei bulli: membri di un fan club calcistico lo umiliano e successivamente lo istigano al suicidio
Storie che non vorremmo mai raccontare su Ostia, come quella accaduta a Mario (nome di fantasia per tutelarne l’incolumità). Il ragazzo, prossimo ai 36 anni, è stato vittima di un vortice di bullismo e cyberbullismo che hanno cambiato irrimediabilmente la propria vita. Una violenza verbale e telematica, con alcuni soggetti legati al mondo del pallone sul Litorale Romano che avrebbero invitato il ragazzone a togliersi la vita per “non creare più disturbo nella società”.
La terribile storia di bullismo verso un disabile a Ostia
Partiamo dalla storia di Mario, un ragazzo che nonostante la propria disabilità è riuscito prima a laurearsi e successivamente anche a svolgere un lavoro a contatto con il pubblico. Il 35enne è un grande appassionato di calcio, riuscendo a trovare a Ostia un fan club per seguire la propria squadra del cuore che milita in Serie A. Quello che poteva essere un momento di socialità nel seguire l’amata maglia calcistica, in realtà si rivela un vortice infernale che mette a rischio l’incolumità del ragazzone.
I primi screzi con il fan club
Le prime umiliazioni per Mario si registrano prima del Natale 2023, coi tifosi innervositi da una prestazione sotto le aspettative del proprio club calcistico. Il ragazzo disabile diventa oggetto di scherno, prima venendo appellato come “porta sfiga” e successivamente con offese sempre più gravi. Un tunnel cui il 35enne non sembra vedere una luce fino al mese di Aprile 2024, coi bulli che arriverebbero a offenderlo ripetutamente sulla chat di gruppo all’interno di WhatsApp o negli incontri al locale dove si riuniscono.
L’istigazione al suicidio
Come anticipato, gli screzi verso Mario diventano più pesanti col passare del tempo. Un gruppo all’interno del fan club calcistico comincia a prenderlo di mira quotidianamente, arrivando a dire: “Tu non sei in grado di vivere nella buona società”. Un messaggio che il ragazzone del Litorale Romano interpreta in maniera radicale: togliersi la vita. Ecco perché allora, in diverse occasioni, pensa di suicidarsi lanciandosi nel Tevere. Un cattivo pensiero fortunatamente vinto grazie al lavoro della psicologa sulla testa di Mario, ma soprattutto all’amore della sua famiglia. Resta però un dato di fatto attorno a questa storia: i bulli girano ancora liberi per Ostia. Persone che, a mesi di distanza, fanno ancora temere al ragazzone la propria incolumità e l’hanno costretto a cambiare le proprie abitudini.