La scrittrice Paola Maria Liotta e il suo nuovo romando Fenice Iblea

Fenice Iblea, Paola Maria Liotta svela i segreti del suo nuovo romanzo storico

In esclusiva per Il Marforio.it, l’intervista alla scrittrice Paola Maria Liotta: l’autrice presenta il suo nuovo romanzo Fenice Iblea

Quest’oggi per Il Marforio.it, abbiamo il piacere di parlavi del romanzo Fenice Iblea. L’opera è l’ennesima fatica letteraria della scrittrice siciliana Paola Maria Liotta, in uno scritto che è un tributo storico alla propria terra e soprattutto una ricerca attorno alla misteriosa figura della poetessa Beatrice Calvo. Sullo sfondo di una Sicilia nel XVI secolo, abbiamo avuto il piacere d’intervistare l’autrice e farci raccontare i particolari legati alla sua opera.

Fenice Iblea: il nuovo romanzo di Paola Maria Liotta

Per il nostro giornale online, oggi abbiamo il piacere di intervistare la scrittrice Paola M. Liotta e parlare con lei della sua ultima opera. “Fenice Iblea” è un romanzo storico ambientato nella Sicilia del XVI secolo, nella città di Avola. Cosa ti ha spinto a scegliere questo periodo storico e questa ambientazione per il tuo libro?

Il mio romanzo è ambientato in un periodo storico molto importante per l’antica Avola, che – prima del terremoto del 1693 – sorgeva sull’Aquilone. Da alcuni decenni era assurta al rango di marchesato, il prestigio e l’oculata amministrazione degli Aragona ne incrementavano lo slancio sia sotto il profilo politico ed economico sia sotto quello culturale. La storia del tempo fu attraversata da eventi cruciali, quali la Battaglia di Lepanto (1571) e le continue incursioni turche lungo le coste del Mediterraneo, né mancarono epidemie, carestie, catastrofi naturali.

Eppure l’ascesa di Abola fu irrefrenabile e i suoi signori, fra cui si distinsero carismatiche figure femminili, ne promossero lo sviluppo anche attraverso una sagace politica matrimoniale. Il contesto ha reso forse impegnativo ma anche impreziosito lo sviluppo del romanzo, consentendo di tratteggiare ampie parti di un passato che ci appartengono, che sono tuttora vive in noi, a partire dal valore naturalistico, architettonico e ambientale dei luoghi.

Però, prima del periodo storico in sé, il mio grande interesse è stato tutto per Lei, la mia Beatrice. Beatrice Calvo fu una grande poetessa, nota per i suoi versi in latino, e fu una fine studiosa di filosofia e di teologia. Venne istruita dal suo illustre genitore, che era un filosofo aristotelico di spicco, soprattutto nell’ambito degli studi su Porfirio. Illuminato l’intento di Michele Calvo Salonia di educare la figlia come i suoi due figli maschi, facendone una donna di lettere, andando oltre i pregiudizi del tempo che consentivano alle ragazze due sole strade: o il matrimonio (combinato) o la monacazione (nella maggior parte dei casi, forzata).

La protagonista del romanzo, Beatrice Calvo, è una giovane poetessa realmente esistita. Come hai scoperto la sua storia e cosa ti ha affascinato in lei?

Il suo nome ricorreva in antichi scritti, anche coevi, dal Mongitoreal De Maria, da Rocco Pirri al Gubernale (ai primi del Novecento), che le ha dedicato una piccola monografia, ed era sempre accompagnato dal breve riferimento alle sue qualità poetiche. Ma, al di là della definizione di ‘poetessa’, non sono mai state pubblicate sue carte, suoi versi. Le testimonianze pervenute si riferiscono semmai al suo celebre genitore, il protomedico don Michele Calvo Salonia.

Da ragazzina, per la verità, ne ho trovato citato il nome nella tesi del mio caro papà, dedicata alla città di Avola, che è la mia città. Mio padre è venuto a mancare trentotto anni fa, ma già quella “Beatrice Calvo poetessa” aveva istillato in me un segreto, felice rodimento: quei tre lemmi celavano un mistero. Chi era Beatrice? Quale era stata la sua vita, che esperienze poteva avere vissuto una ragazza come lei? Qualche anno fa, poi, l’iniziativa di Naxos Legge – Festival delle Donne di Sicilia e Calabria – cui ho aderito con grande piacere, mi ha consentito di intraprendere un ricco e appassionato percorso di ricerca fra librerie e archivi, da cui ho ricavato la sceneggiatura del relativo video, cui ho dato il titolo “Donne degli Iblei: d’amore e d’intelletto”. Una di queste figure, proprio quella di Beatrice.

Le particolarità dei personaggi nel romanzo

Nel romanzo si intrecciano personaggi di fantasia e figure realmente esistite: come hai lavorato per creare un equilibrio fra queste due componenti?

Personaggi storici e personaggi d’invenzione sono per me ugualmente veri perché corrispondono al dipanarsi della trama, al suo naturale evolversi. Beatrice e i suoi familiari sono dotati di vita propria al pari di Leonora, Teresina, la Badessa, Giovannino, don Michele etc., e di tante altre figure ancora, minori e no. A un certo punto, non bisogna fare altro che seguire la vicenda nel suo farsi, abbandonandosi al piacere di raccontare. Da ciò l’armonia, l’equilibrio, che possono nascere solo dall’intimo accordo fra ogni tassello del mosaico che tratteggia la storia di Beatrice.

Nel romanzo i personaggi si esprimono a volte in siciliano, aggiungendo un tocco di autenticità alla narrazione: come hai scelto quali parti del discorso trascrivere in siciliano, e quali no?

Sono i personaggi, in fondo, che scelgono come presentarsi, e man mano che la loro sostanza si manifesta, nel corso della storia, escono fuori nuovi aspetti della loro natura. Anzi, la narrazione si vivacizza e rende così, con l’inserzione del vernacolo, ancora più sapidi degli eventi, ancora più verosimile lo sfondo, ancor più efficace lo slancio narrativo.

Fenice Iblea: la scrittura del romanzo

Quali sono le sfide più grandi nello scrivere un romanzo? Quali sono state le tue fonti di ispirazione?

Dietro ogni stesura ci vuole una forte motivazione, una paziente ricerca, nel senso più lato del termine, una grande abnegazione. La sfida è parte integrante del percorso di scrittura. Parto dal presupposto che l’ispirazione, l’interesse per una tematica, il bisogno di scrivere possano sormontare ogni dubbio e difficoltà. Si scrive in primo luogo per sé, poi per gli altri. Spesso dei libri sono scommesse che non si sperava di vincere, ma è con la volontà che vengono conseguiti certi traguardi, senza mai lasciarsi smontare dalle piccole, grandi contrarietà.

Quante alle fonti, la bibliografia è stata costruita nel tempo, per delineare al meglio il contesto e dare spessore alla vita della protagonista. La lettura e la traduzione del Decastico di Beatrice mi hanno dato conferma della bellezza della sua anima, oltre che del suo talento poetico e della sua raffinata cultura umanistica. È stato fonte di profonda commozione poterli leggere su manoscritto, la sua voce ha travalicato i secoli parlandomi di sentimenti bellissimi. Di riconoscenza e amore.

Il romanzo affronta temi importanti come l’amicizia, la famiglia, la fede. Qual è il messaggio che speri di trasmettere ai tuoi lettori?

Celebrare Beatrice Calvo implica l’esaltazione di sentimenti, di ideali positivi, di precipue istanze letterarie e filosofiche, a conferma della sua personalità eccezionale, che già i contemporanei esaltarono, sì da definirla la “Fenice Iblea”. L’altro grande obiettivo, quello offrire tutti i piaceri di una narrazione variegata e ricca di contrasti, di sfumature, si innesta nel cuore di una trama volta a celebrare sentimenti immortali quali l’amore, l’amicizia, il senso del divino nel reale, la bontà, la capacità di affrontare con tenacia e creatività momenti impegnativi del quotidiano, trovando nella solidarietà e nel dialogo il collante ideale per resistere alle spinte disgregatrici, alla violenza, al male. E questa è una lezione senza tempo, tuttora valida.

Quali sono i tuoi progetti futuri? Hai in programma di scrivere altri romanzi storicio ambientati in Sicilia?

Il romanzo, ciascun romanzo, offre una postazione privilegiata di osservazione del reale, in tutta la sua gamma di tipi e tipologie. È bello poter dare voce a tante altre donne, a tante altre figure che parlano, in me, perciò non escludo nessuna delle eventualità su citate. Grazie dell’attenzione che mi avete riservato. Molte e belle letture a chi mi leggerà, a chi mi sta leggendo.

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