Fiabe nella tradizione popolare: norme e trasgressioni di genere

“Fiabe nella tradizione popolare: norme e trasgressioni di genere”, De Carlo analizza le narrazioni attraverso la pedagogia

Alla scoperta di “Fiabe nella tradizione popolare: norme e trasgressioni di genere”, il nuovo libro di pedagogia della dottoressa Chiara De Carlo.

Presentazione "Fiabe nella tradizione popolare: norme e trasgressioni di genere"
Presentazione del libro “Fiabe nella tradizione popolare: norme e trasgressioni di genere” a Solopaca (credits @Ernesto Volpe) – Ilmarforio.it

Il libro “Fiabe nella tradizione popolare: norme e trasgressioni di genere” (clicca qui per acquistarlo) della dottoressa Chiara De Carlo, promette di analizzare il mondo del fiabesco sotto una nuova ottica. La pedagogista ed educatrice promette di smontare gli stereotipi attorno alle narrazioni popolari più famose del mondo, dove le storie che intrecciano le avventure di principesse e principi vengono spiegate cercando di mettere a nudo il mondo culturale dietro i singoli personaggi.

L’analisi delle più famose fiabe secondo la dottoressa Chiara De Carlo

L’analisi della dottoressa De Carlo parte dalla dimensione della cultura androcentrica, ovvero la visione del mondo che pone l’uomo e la sua esperienza al centro di tutto: una posizione che, oltretutto, lo pone in una prospettiva universale e privilegiata. Un motore che, di suo, influenza fortemente la percezione e l’interpretazione della realtà, che nei fatti cancella le donne dal discorso e parole femminili per indicare le posizioni di potere.

Da qui parte il viaggio della studiosa di Benevento, che nonostante la giovanissima età riesce agilmente a viaggiare tra i modelli acquisiti: quelli fortemente stereotipati e tramandati da generazioni proprio attraverso l’utilizzo delle fiabe. Narrazioni che ripetono puntualmente uno schema narrativo preciso: principesse da contrapporre alla strega, l’amore romantico ed eterosessuale con il principe, la gerarchia tra i generi e il potere maschile nella società.

L’autrice dello studio scientifico

Il libro “Fiabe nella tradizione popolare: norme e trasgressioni di genere” dell’autrice Chiara Di Carlo ed edito nel 2024 da Erickson, è l’apice di un approfondito percorso di studio sulla materia. La dottoressa è nata nel 2000 nella Provincia di Benevento, laureandosi in Scienze della Formazione e poi specializzandosi in Prima Infanzia. Proprio attorno alla figura dei bambini concentra i propri studi, diplomandosi all’Opera Nazionale Montessori sul suddetto metodo educativo. Da qui è nata la sua attività di divulgazione scientifica verso questi temi, organizzando convegni ed eventi sulla pedagogia.

La presentazione del libro al Comune di Solopaca

Il testo è stato presentato per la prima volta nella Sala Consiliare del Comune di Solopaca, nella Provincia di Benevento: un evento alla presenza del Sindaco Pompilio Forgione e l’Assessore dottoressa Loredana Di Rubbio, oltre alle altre autorità locali.. La dottoressa De Carlo ha voluto spiegare la sua concezione di fiaba, che per lei viene intesa come biblioteca dove si catalogano i valori culturali tramandati: settore dove troviamo i modelli di mascolinità e femminilità.

L’obiettivo del libro è di portare un impulso per smontare quei luoghi comuni e pregiudizi, in convinzioni che oggi ancora sentiamo e riconosciamo per il modello culturale. Proprio l’interesse sulla prima infanzia, ovvero la prima fascia d’età dei bambini (0-3 anni), ha permesso all’autrice di scegliere le fiabe con attenzione e incentrate sulla moralità rivolta esclusivamente alle donne.

Bimbi leggono le fiabe
Bambini leggono le fiabe: immagine di repertorio (credits @Canva) – Ilmarforio.it

Lo stereotipo di genere nella fiaba e la ricerca multidisciplinare

La dottoressa De Carlo opera una ricerca trasversale e multidisciplinare, volta proprio a studiare lo stereotipo di genere all’interno del mondo fiabesco. Storie tradizionali che hanno accompagnato l’infanzia dei bambini per generazioni. Ciò ha creato dei precisi schemi convenzionali, che oggi vanno studiati e superati senza cadere nel pregiudizio ideologico.

In tal senso, la ricerca multidisciplinare si dimostra un mezzo per affrontare adeguatamente la tematica e soprattutto evitare la frammentazione del sapere. L’analisi della ricerca androcentrica, dove i protagonisti nei fatti diventano dei modelli identitari valoriali agli occhi dei soggetti che sono destinati a venire a contatto con quella storia.

La fiaba, quindi, diventa mezzo centrale nella formazione dell’essere umano, poiché ne è responsabile della costruzione del pensiero, oltre poi di altre importantissime dimensioni. Parliamo dell’evoluzione maturativa e affettiva, non solo sul piano dell’infanzia, ma anche a livello di genitorialità.

L’abbattimento degli schemi convenzionali nelle fiabe

La vicenda è stata commentata dal dottor Paolo Viceconte (pedagogista clinico e forense specializzato in educazione affettiva e sessuale, collaboratore scientifico osservatorio OLTREEE Uniroma3), che ha scritto la prefazione del libro. “L’Opera multidisciplinare della dottoressa De Carlo dai saperi trasversali in particolare antropologici e sociopedagogici – spiega lo studioso -, nasce con l’intenzione di condurre una ricerca sulla fiaba nella tradizione popolare analizzando e studiando ciò che ha accompagnato e contribuito alla crescita di numerose generazioni. In particolare, lo studio si pone l’obiettivo, dopo un’attenta analisi, di abbattere gli schemi convenzionali trasmessi fin dall’infanzia, non cadendo però in banali analisi ideologiche, ideologie estremiste, o schieramenti politici. Trattasi infatti prettamente di una ricerca scientifica basata su teorie antropologiche e pedagogiche”.

Prosegue il pedagogista: “La ricerca si basa sull’analisi della cultura androcentrica di tale tradizione, sulla donna subalterna alla figura maschile, oppure raffigurata come la figura malvagia della narrazione. I personaggi – spiega Viceconte – di tali rappresentazioni per anni sono stati involontariamente trasmessi come Modelli Identitari Valoriali per i soggetti ai quali sono destinate. Allo stesso tempo, si vuole sradicare la cultura dell’uomo sempre sicuro di sé, eroe e salvatore della donna, tale figura infatti potrebbe creare abbassamenti di autostima durante la preadolescenza”.

Conclude il dottor Paolo Viceconte: “Un’interessante analisi viene dedicata alla strumentalizzazione e oggettivazione del corpo, in particolare quello femminile, ipersessualizzato, e frutto di merce da vendere attraverso media e social media. Nell’ultimo capitolo della ricerca troviamo una comparazione fra le fiabe tradizionali da sempre narrate e quelle moderne – racconta lo studioso -, dove si è cercato di abbattere determinati stereotipi a volte attraverso un capovolgimento della trama rispetto a quelle più antiche. Lavoro indicato in particolare alle agenzie di formazione primaria quali le famiglie, le scuole dell’infanzia e della prima infanzia”.

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