Incendio negli stabilimenti di Ostia

Imprenditori tentennano dopo gli incendi di Ostia: “Clima pesante, stiamo pensando di lasciare”

Dopo gli incendi che hanno toccato alcuni stabilimenti di Ostia, gli imprenditori locali tentennano sull’impegno verso il territorio lidense

Gli incendi sulla spiaggia di Ostia, perpetrati in cinque distinti roghi nella giornata di mercoledì sera, rischiano di cambiare la percezione di questo territorio agli occhi dei cittadini. Non solo per chi vive da residente questa città e teme un insorgere sempre più forte del malaffare, ma anche per chi investe sul X Municipio e l’altra sera potrebbe aver visto tentennare le proprie certezze riposte verso la vivibilità della zona lidense. Tra questi gli imprenditori e in particolare i balneari, con alcuni che oggi non sono certi di voler continuare le proprie attività all’interno di questo quadrante capitolino.

Imprenditori tentennano dopo gli incendi di Ostia: il pensiero di abbandonare il litorale romano

A Ostia si può fare ancora commercio e condurre un servizio commerciale? E’ il dubbio che, lontano dalle telecamere, qualche imprenditore esterna. Nel giro di 48 ore, non hanno pienamente convinto le visite dell’assessore Andrea Tobia Zevi in piena notte e successivamente le parole del presidente Mario Falconi all’interno del Consiglio del X Municipio. Gli incendi alle cabine, per la facilità con cui sono stati messi in atto, potrebbero ripetersi con la storia dei nuovi bandi concessori o contro altri locali commerciali. Rischi, oggi concreti, che fanno a lungo riflettere riguardo al proseguo di un impegno imprenditoriale sul territorio.

Gli imprenditori locali alzano “bandiera bianca”?

Le certezze di alcuni imprenditori sarebbero vacillate dopo gli eventi a “Le Dune” e il Belsito, col colpo di grazia arrivato nei successivi incendi appiccati al Salus, il Battistini, i Bagni Vittoria e poi il Plinius. Se c’è un palese problema di sicurezza, oggi si aggiunge un’altra faccia della medaglia: la mancanza di una piena solidarietà da tutta la politica lidense rappresentata in Aula “Massimo Di Somma”, ma soprattutto quelle garanzie per continuare a investire sul territorio.

Altre cittadine, anche non viaggiando lontanissimo dal X Municipio, offrirebbero condizioni migliori per lanciare un’idea imprenditoriale. Tutto ciò almeno sul piano della sicurezza, considerato come i recenti incendi lidensi non hanno aperto un dibattito sul numero ridotto di agenti, tra forze dell’ordine e Polizia Locale, sul territorio lidense. Numeri che, per forza di cosa, sono strettamente correlati al mantenimento dell’ordine sulla zona di Ostia.

Imprenditori tentennano dopo gli incendi di Ostia: gli atti vandalici alle attività commerciali

Nella teoria, tutta la cittadinanza è fortemente favorevole a un cambio di marcia sul piano della sicurezza sul territorio lidense. Agli atti pratici, un imprenditore attivo sul lungomare parla apertamente di continui atti vandalici alla propria attività. Danni che si quantificano, allo stato attuale delle cose, con cadenza mensile e soprattutto sui portafogli dei gestori. Problemi annali, che però non si riescono a risolvere né coi sistemi di sorveglianza e nemmeno con le lettere alle istituzioni. Anzi, proprio dal Comune di Roma mancherebbe quell’ascolto necessario volto a capire il punto di vista degli esercenti e delle possibili soluzioni da attuare per contenere quantomeno il fenomeno vandalico.

Un problema nato prima degli ultimi incendi negli stabilimenti lidensi

Per onestà intellettuale, il disagio per certi imprenditori locali nasce da prima degli ultimi incendi negli stabilimenti di Ostia. Già la scorsa estate, diversi esercenti evidenziavano le gravi condizioni di degrado in cui versavano i quartieri dove avevano aperto la propria attività: saracinesche urinate dai clochard e in strade lasciate in uno stato disumano nelle prime ore della mattina; la mancanza di illuminazione pubblica nelle ore serali e che costringeva alle chiusure anticipate dei negozi; la mancanza di adeguata sicurezza per le strade del territorio lidense.

Problemi che, riportati anche nelle lettere alla Presidenza del X Municipio e gli Assessori della Giunta, hanno fatto emergere più di qualche dubbio sull’impegno imprenditoriale di qualcuno sulla zona lidense. Paradossalmente, lavorare sul litorale romano sembra logorare la salute e la pazienza di chi, in maniera volenterosa, prova a lanciarsi in un servizio che può creare un’attrazione per il territorio. Ma questa disponibilità, a questo punto, a quale prezzo viene messa in atto? Questa forza di volontà, nei fatti, può resistere a una politica romana che prima ti ignora e poi addirittura ti demonizza?

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