Il musicista Oscar Del Barba ci racconta il suo nuovo progetto musicale: ci spiega il nuovo album “In Fabula”, scritto ed eseguito con gli Ox Trio
Per la rubrica musicale de Il Marforio.it, oggi abbiamo avuto l’occasione d’intervistare il musicista Oscar Del Barba. Tra gli interpreti più affermati della scena jazz italiana, l’artista ci racconta la sua ultima fatica musicale: “In Fabula”. Il nuovo disco, realizzato con il ritorno del gruppo degli OX Trio, è un viaggio fiabesco che mescola musica e immaginazione. Un tributo che, lo stesso jazzista, ha messo in piedi ispirandosi alle storie di Esopo.
Oscar Del Barba racconta il nuovo album “In Fabula”
Oggi per Il Marforio.it abbiamo il piacere d’intervistare il musicista Oscar Del Barba, che presenta il nuovo disco In Fabula. Il titolo dell’album suggerisce già un legame col mondo della narrazione e l’immaginazione: com’è stato influenzato dalle favole di Esopo nella composizione dell’atmosfera che ha creato nella sua opera? Ci sono dei parallelismi tra le storie di Esopo i brani inseriti nel disco?
Qualche anno fa mi furono commissionati dei brani per un’orchestra di ragazzi e bambini e visto che poco tempo prima mi ero trovato tra le mani un libro con diverse favole di Esopo, decisi di utilizzarle come spunto per scrivere dei pezzi che raccontassero delle storie con melodie incisive e delineate proprio come sintetiche e mirate sono quelle favole. Due anni fa, pensando a quei brani ho provato ad immaginarli suonati in trio jazz apportando modifiche, con l’aiuto dei musicisti che suonano con me, a livello timbrico ma soprattutto formale. Già dal primo approccio abbiamo intuito le potenzialità di questi temi che, come hai accennato, lasciano ampia libertà a chi ascolta di immaginare storie di diverso tipo, non necessariamente legate al titolo di un determinato brano.
Nel disco c’è un ritorno al piano con l’Ox Trio, dopo un periodo di sperimentazioni su Verdi e Bernstein con il jazzista Achille Succi. Cosa vi ha spinto a tornare verso questa formazione e che opportunità vi offre a livello d’interplay e improvvisazione?
Dopo le esperienze che hai citato, assolutamente ben riuscite con quel fantastico musicista che è Achille Succi, abbiamo deciso di ritornare a suonare innanzitutto brani originali ed in trio, poiché OX è nato come Piano Trio (pianoforte, contrabbasso e batteria) e, nel nostro caso, ci permette una maggior libertà. Direi che io, Giacomo e Andrea ci troviamo a meraviglia perché ognuno di noi riesce a avere spazio in una collaborazione continua nella costruzione del discorso musicale: anche nel momento musicale del solista lo scambio creativo è continuo.
La scrittura del nuovo progetto musicale
Nel disco sentiamo un forte intreccio tra scrittura e improvvisazione, ben riscontrabili in richiami al modern jazz, la musica contemporanea e le influenze classiche. Com’è stato il processo compositivo e come si è integrato con l’improvvisazione dei musicisti?
Direi che, oltre ai generi che hai elencato si può aggiungere il rock. Quando scrissi questi pezzi pensai alle forme del blues, alle songs, per esempio, dei Beatles ed è diventato una sorta di marchio di fabbrica di OX Trio far sentire queste commistioni anche a livello improvvisativo: pur nella diversità di esperienze si va tutti nella stessa direzione in maniera unitaria e anzi è proprio il diverso background di ognuno a creare il sound particolare del Trio.
Dentro il disco ha menzionato l’utilizzo della politonalità e i “falsi” cambi di tempo. Ci puoi spiegare come questi elementi hanno contribuito al sound unico dell’OX Trio e all’esperienza di ascolto?
In alcune delle composizioni o in parte di esse, ma anche nelle improvvisazioni, si possono riscontrare più livelli armonici; ad uno strumento che suona in una determinata tonalità si sovrappone un altro strumento in una tonalità diversa: mentre io suono in do maggiore ad esempio Giacomo suona in la maggiore; viene definito“play inside/outside”, è un procedimento usuale per il jazz ma che richiede una grande sensibilità per evitare di cadere in banalità: chi sta improvvisando e si allontana dalla tonalità del pezzo deve avere sempre presente la struttura armonica principale e non la può perdere di vista nella complessità sonora che viene a crearsi per potersi reinserire in modo efficace.
Il discorso dei falsi cambi di tempo riguarda un “tranello” che ho fatto in particolare in un brano che si intitola “Il cane e il campanello”; nel tema ci sono delle battute in tempo dispari (ad es. 7/8) che anticipano una sezione d’improvvisazione che è invece in 4/4 (ma la figurazione del basso mantiene una pulsazione simile alla battuta in 7/8); questa situazione destabilizza perché fa credere a chi ascolta che la figurazione in 7/8 stia continuando quando invece siamo in 4/4.
Cosa vuole trasmettere Oscar Del Barba al pubblico?
L’OX Trio ha una lunga storia di progetti e collaborazioni. Come ha influenzato “In Fabula” l’esperienza maturata fino a oggi e quali sono i vostri progetti futuri?
Credo di poter affermare che con “In Fabula” si percepisca una nostra importante maturazione. Suoniamo insieme da circa dieci anni e la sperimentazione musicale è stata notevole: malgrado non ci sia stata a priori l’idea di creare risultati fruibili da un pubblico di non intenditori, la realizzazione di progetti complessi partendo da materiale piuttosto semplice ha consentito di arrivare anche ad un pubblico abbastanza vasto. Per il futuro ho nel cassetto tanta musica che potrei arrangiare per questa formazione (ad esempio un progetto sulla musica di George Harrison oppure uno su Domenico Modugno), ma attualmente siamo concentrati su “IN FABULA” e speriamo di esibirci il più possibile per farlo conoscere.
“In Fabula” invita l’ascoltatore a creare immagini e narrazioni partendo dalla musica. Secondo lei, qual è il ruolo dell’immaginazione nell’ascolto della musica? Come vorrebbe che il pubblico interagisca con questo nuovo lavoro?
Sarebbe inutile dire che l’immaginazione ha un ruolo fondamentale e in questo gioco di parti l’ascoltatore partecipa quanto il musicista: quest’ultimo deve stimolare il primo a creare le proprie immagini come quando si legge un libro e si crea un film nella propria mente. Si possono elaborare mentalmente immagini, colori, sensazioni, emozioni, e, secondo me, chi ascolta deve evitare di porsi in una condizione di aspettativa, partendo invece da un atteggiamento neutro e lasciarsi pervadere dalla musica che se buona può stimolare la mente e il cuore. Così mi piacerebbe che il pubblico interagisse con questo lavoro. Questo è anche un invito a più persone possibile a tenere viva l’immaginazione che è parte fondamentale dell’essere umano e noi musicisti abbiamo un ruolo importante in questo.